mercoledì 1 agosto 2012

persone da digerire ed emozioni da vomitare

Eccomi, un'altra sera qualche altro guaio(troppi), qualche momento sereno(troppo pochi). 


Ho cenato con un vodka tonic, certo direte : non è una cena! ma qualche volta bere un "canarino"(grazie Patrizia) truccato, come un motorino Ciao negli anni ottanta, può aiutare a a digerire chi ci fa male ed a vomitare le emozioni troppo a lungo tenute in fondo allo stomaco. 


Chi ci fa male ...
Parto da me stessa, non ho pregiudizi, parto da me e mi processo , come un giudice implacabile per poi scorrere, partendo da un passato remoto, attraverso quarant'anni di vita vissuti a volte con temerarietà altre paralizzata dalle paure, ricordo ogni singolo volto, nel bene e nel male, faccio tesoro delle ferite che mi si mostrano sotto forma di lucenti cicatrici, sul corpo, nell'anima. 


Lo dico anche a te, che mi straziato il cuore, a te che hai lacerato la carne, vi dico : sono qui, ancora in piedi ancora capace di sorridere di te, di ridere di me. 
Nessuna compassione (auto) nessun rimpianto e se e quando si presentano i rimorsi li affronto anche a costo di dover cenare con un "canarino" .


Sono seduta e osservo la vita come se fossi sul muro di cinta del mondo, sapendo riconoscere tutti i miei sbagli ma anche i tuoi. 


Mi guardo e riconosco ogni ruga, da dove arriva, quanto mi è costata. Riconosco il rotolo sul fianco sinistro (nutella in una sera triste?) le borse sotto gli occhi che raccontano la mia insonnia.
Non so dirvi se sono fiera di me, posso dire di essere fiera di alcune cose che ho fatto o non fatto, di aver avuto fiducia negli altri e nel Sole che immancabilmente sorge ad est a dispetto degli eventi, sono fiera di aver amato tanto da non respirare e anche di esservi(mi) sopravvissuta. 


Emozioni che escono a fiotti come se vomitassi silenziosamente ogni piacere, dolore, paura, sentimento.


Anche domani saluterò il Sole con un sorriso e se avrò pianto non importa, anche domani affronterò me stessa a testa alta.

Non soffro di rimpianti. Avessi cent'anni, il mio giorno migliore sarebbe sempre domani. così scrisse Ugo Ojetti



S. 



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