martedì 4 settembre 2012

a buon intenditore poche parole ...

... ma per chi non vuol capire non bastano tutte le parole del mondo.

Parlare
parliamo  molto, mediamente diciamo circa ventimila parole al giorno che  comprendono quelle dette al lavoro, al telefono, in casa e per strada. Parliamo per farci capire e lo facciamo per non sentirci soli, pronunciamo sequenze su sequenze di frasi (a volte sconnesse) , lo facciamo per attirare l'attenzione, per gridare la nostra rabbia il nostro amore la frustrazione la gioia, per non rimanere nell'angolo.

Ma quante volte sappiamo davvero mettere insieme le parole giuste?

Se ci(mi) sentiamo(sento) soli molto spesso invece di dire "sono solo! vieni a dissipare la mia solitudine" noi tacciamo, oppure diciamo "sto bene, sono tranquilla, mi godo la pace"  mentiamo con le parole, ne facciamo cattivo uso. 
Abbiamo così paura di venir fraintesi quando si arriva alle emozioni che le mascheriamo con ironia e sarcasmo, finta gioia. E' più facile ... perché amici miei, le bugie le raccontiamo anche a noi stessi. 

Cosa è facile? la solitudine? il silenzio? le corazze? 

Elias Canetti ha scritto : chi ha troppe parole non può che essere solo.
Allora perché non impariamo a PARLARE le giuste parole, a discorrere delle nostre emozioni, penso che ridurremmo la quantità di vocaboli pronunciati ma amplificheremmo il significato di quelli che restano, nel bene e nel male.

Il silenzio
Non è sempre un male, mordersi la lingua prima di dire qualcosa di sgradevole spesso ci salva da noi stessi. Il silenzio è introspettivo, forse per questo ci spaventa maggiormente.

Ho capito di me che quando sono estremamente sopraffatta da un'emozione, che sia buona o cattiva, io cambio le parole, cambio il tono e con essi cambia quello che sento nel profondo del cuore. Ci sono emozioni che mi tolgono il fiato e con esso la capacità di parlare eppure in quei momenti mi sembra di dire molto più di quello che faccio parlando. 

La solitudine 
E' ricca di parole perché teme se stessa, quando siamo appagati possiamo burlarci delle statistiche e lasciare le migliaia di parole a chi ha ancora paura. Quando siamo appagati parliamo senza aprire bocca.

Un saggio una volta mi ha raccontato che quando discuteva con la moglie lui tendeva ad abbassare sempre di più la voce , in questo modo lei rallentava e lo ascoltava, i toni divenivano pacati e così non hanno mai davvero litigato, è un'immagine che mi piace molto. (grazie C.Ruzzene) 

E se per Neruda la parola è un'ala del silenzio, per me la parola è il vestito di un'emozione e noi non sempre abbiamo bisogno di molti vestiti. 

S.


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